
Hacker. The Chinese Job. No, non è l’improbabile sequel di come lo facevano gli italiani, ma un modo di sintetizzare le azioni degli hacker cinesi, spauracchio delle aziende statunitensi delle ultime settimane. A cadere sotto i colpi dei sofisticati intrusi dagli occhi a mandorla c’è anche una società che ha fatto la storia dell’informatica, la Apple, e che per questo avrebbe potuto e dovuto difendersi meglio. Ma è davvero così difficile prevedere dove colpiranno gli Anonymous d’Oriente? Secondo Mandiant, società che ha avviato le ricerche sulle violazioni al New York Times, gli esperti cinesi (se dovesse essere confermata tale pista) agirebbero con vere e proprie prassi, che potrebbero servire per capire le mosse future. Secondo il report “Exposing One of China’s Cyber Espionage Units”, Mandiant spiega la nascita delle divisioni cyber APT (Advanced Persistent Threat) in tutto il mondo e guarda caso l’unità 61398 dell’Esercito Popolare di Liberazione cinese, quella che si dice essere la divisione hacker della milizia, è conosciuta con il nome in codice APT1.
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