Il Kgb rivela: «Spiavamo i reali»
Scritto da Spiare.com • Martedì, 1 gennaio 2013 • Commenti 0 • Categoria: Spionaggio
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Il sistematico discredito del fenomeno UFO e' una precisa tecnica del controspionaggio sovietico, a tutt'oggi diretto dal Majestic 12 russo. Controinformazione ed accordi segreti caratterizzano la moderna politica dell'Intelligence di Mosca. In questi ultimi anni diverse riviste di settore stanno gareggiando nel pubblicare le notizie piu' improbabili circa avvistamenti UFO, tecnologia aliena ed esperimenti segreti delle due superpotenze.
Una delle frottole piu' clamorose (1) riguarda l'esistenza di uno scudo stellare sovietico, una rete satellitare costruita nel 1977, grazie alla quale i sovietici avrebbero distrutto non soltanto i satelliti spia americani, ma addirittura anche le basi militari statunitensi segretamente ubicate sulla Luna (!). In realta' gran parte di queste informazioni sono state veicolate in maniera oculata da Mosca. Oleg Gordievskij e', o meglio era, una spia. Colonnello del KGB (i servizi segreti sovietici), Gordievskij era stato distaccato a Londra da Mosca agli inizi degli anni Ottanta. Poi, improvvisamente, nel 1985 era passato al nemico, chiedendo asilo politico all'Occidente.
Sono gli anni Ottanta e sullo sfondo della Piazza Rossa di Mosca, il Presidente Gorbacev accompagnava un sorridente Regan a stringere la mano ai cittadini russi. La caduta del Muro di Berlino era vicina. La Guerra Fredda era ormai al termine e proprio lì, in quella piazza alla presenza del Presidente statunitense, c'è anche un ragazzo, con maglietta a righe e una macchinetta fotografica al collo, che potrebbe sembrare un turista qualunque capitato lì per caso. Ma non si tratta di un “ragazzo qualsiasi”, ma del giovane Putin. Sì, proprio lui: Vladimir Putin! Niente di strano, se non fosse che Putin si trovasse il quel posto nelle vesti di agente del KGB in borghese. All’epoca dei fatti si può supporre, ragionevolmente, che Putin fosse un agente dei servizi segreti, ma di stanza a Dresda. Gli interrogativi sono molti sul cammino “politico” da lui intrapreso per trasformarlo da agente dei servizi segreti in Presidente della Russia, per ben due mandati e, successivamente Premier. Il KGB è stato definito più volte come il più grande sistema di spionaggio mai esistito.
In questi giorni su Sky è andato in onda il serial sulla vita di Moana Pozzi, con Violante Placido. Sembra che sia stato assai deludente, noioso, superficiale. In effetti a scavare sotto la vita di Moana ci sarebbero molte cose intriganti da scoprire. Moana era di Genova, città molto densa di entrature da parte dell'Unione Sovietica, ai tempi.
Uno solo non veniva citato esplicitamente, ma, come ha ricordato Filippo Ceccarelli nel suo Il letto e il potere, «per raggiungere l'identificazione con certezza matematica, mancavano solo le iniziali e la fotografia della Navicella». Nel 2006 avevo ripreso una notizia della AdnKronos, che trattava di un libro sulla vita segreta di Moana Pozzi, che la dipingeva come una contessa di Castiglione al servizio dei sovietici (e del PCI, aggiungo).
La questione è molto di più di una indiscrezione, ed è stata confermata nel 1991 da un suo libro "La mia filosofia", nel quale Moana ricordava le storie del suo letto, frequentato da politici, intellettuali impegnati, registi, imprenditori.
Mentre il Muro cadeva e la vita dei tedeschi dell'Est cambiava per sempre, Vladimir Putin era occupato notte e giorno a distruggere dossier, a cancellare le tracce di tutte le comunicazioni, a bruciare documenti nella sede del Kgb di Dresda.
«Avevamo talmente tanta roba da mettere nel fuoco che a un certo punto la stufa scoppiò», ha raccontato lui stesso in una lunga intervista che il canale televisivo Ntv manderà in onda questa sera. Poi, dopo l'assalto agli uffici locali della Stasi, venne il turno della sede del Kgb.
Una folla enorme si assiepò davanti alla palazzina che ospitava i sovietici e si fermò solo perché lo stesso primo ministro russo, allora giovane colonnello del servizi segreti, uscì fuori e minacciò di usare le armi.
La vita dorata di Vladimir Putin, numero due del Kgb nella città della Ddr a sud di Berlino, pagato parte in dollari e parte in marchi, stava per finire. Vladimir e Lyudmila sarebbero presto ritornati a San Pietroburgo, dove lui, senza soldi e senza futuro, pensò pure di mettersi a fare il tassista.
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Il catalano Juan Antonio Samaranch, dal 1980 al 2001 presidente del Cio (Comitato Olimpico Internazionale), di cui è ancora presidente onorario, era una spia del Kgb, lo scomparso servizio segreto della Russia comunista. Parola di Vladimir Popov, ex alto dirigente dell’intelligence sovietica, che ha svelato uno dei capolavori dello spionaggio di Mosca nel recente libro «Gli scacchi del Kgb».
La clamorosa rivelazione dell’ex 007 spiega che Samaranch, 89 anni, ex deputato e Direttore dello Sport durante la dittatura di Franco (di cui ha sempre tessuto le lodi; famose le sue foto con la mano alzata), venne reclutato dal Kgb quando era ambasciatore di Madrid nell’Unione Sovietica, tra il ’77 e l’80. Erano i tempi della transizione spagnola alla democrazia ed il catalano era, dal 1966, vice-presidente del Cio.
Stavolta la proverbiale abilità dei celebri servizi segreti russi è stata aiutata dallo stesso Samaranch. L’allora ambasciatore si è fatto pizzicare dagli agenti della dogana mentre cercava di esportare, illegalmente perchè non l’aveva dichiarato, un tesoro composto da pezzi d’antiquariato e gioielli. Mosca sapeva benissimo che poteva provocare uno scandalo internazionale e rovinare per sempre il futuro del truffaldino ambasciatore.
Una pioggia di proiettili contro la sua Mercedes nera 500s. Così è finita l'avventurosa vita di Shabbatai Kalmanovich, ex spia sovietica del Kgb, assassinato l'altra notte a Mosca. Due sicari armati di mitraglietta e fucile a pompa lo hanno crivellato di colpi: venti lo hanno raggiunto uccidendolo.
Non lontano dal suo appartamento e nei pressi dell'ufficio di Putin, non lontano dal luogo dove nel settembre di un anno fa fu ucciso Ruslan Yamadayev, ex parlamentare della camera bassa. Kalmanovich da due anni era il numero uno della squadra di basket femminile dello Spartak Mosca, dopo essere stato dal 1994 direttore generale del mercato Tishinsky che aveva ricostruito realizzando un centro commerciale. Nato nella Lituania sovietica nel 1949, si era trasferito con la famiglia in Israele nei primi anni Settanta, trasformandosi in uno degli emigrati sovietici più ricchi. Nel 1988 Kalmanovich era stato accusato dal governo israeliano di aver fatto la spia del Kgb per 17 anni.
I segreti della Guerra Fredda in Vaticano sono contenuti nelle duecento casse di documenti di padre Graham».
A parlare è John Koehler, l’ex ufficiale dell’intelligence militare che il presidente Ronald Reagan, negli Anni 80, volle come consigliere alla Casa Bianca e che, dopo aver passato oltre mezzo secolo a combattere il Kgb, adesso sceglie di confessare a «La Stampa» il suo maggiore dispiacere: «Il Vaticano fu infiltrato da numerose spie sovietiche, gestite in gran parte dalla Stasi della Germania Est.
Nel 1945 il Papa aveva dato l’incarico di individuarle al padre gesuita californiano Robert Graham, ma quanto lui scoprì, continua a essere un segreto impenetrabile».
La storia che Koehler racconta è una via di mezzo fra un thriller di Dan Brown e un memoriale di spionaggio. La scoperta dei dettagli della storia di padre Graham è avvenuta durante la scrittura di «Spies in the Vatican», uscito in Italia da Newton Compton con il titolo «Il libro che il Vaticano non ti farebbe mai leggere».
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